Perché SheepToShip LIFE?
A partire dal 2010 - varo di ‘Europa 2020’, la strategia decennale elaborata dalla Commissione Europea - l’Unione Europea ha inserito le strategie di lotta ai cambiamenti climatici in tutti i programmi e gli strumenti di sviluppo economico e sociale. Lo sviluppo sostenibile e l’attenzione all’ambiente sono divenuti concetti e parole chiave in ogni ambito d’intervento. Il settore agricolo non fa certo eccezione. Al contrario, l’agricoltura e l’allevamento degli animali contribuiscono per il 24% alle emissione di gas ad effetto serra, rappresentando la seconda attività economica più impattante dopo il settore energetico. Se si considerano le sole emissioni di metano e protossido di azoto, l’agricoltura diviene addirittura il maggiore contributore.
La tabella di marcia dell’Unione Europea verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio entro il 2050 prevede un piano d’azione in cui ogni settore produttivo dia il proprio contributo nella lotta ai cambiamenti climatici, secondo criteri di efficienza e sostenibilità economica.
Accogliendo la sfida delineata dalla Strategia Europa 2020, il progetto SheepToShip LIFE intende valorizzare il contributo che il comparto ovino della Sardegna - dall’allevamento alla trasformazione di prodotti lattiero-caseari - può offrire nei processi di mitigazione del cambiamento climatico, proponendosi come un’iniziativa volta alla riduzione delle emissioni di gas serra nel settore agro-zootecnico e nell’industria-agroalimentare.
L’Europa, con circa 100 milioni di capi allevati nel 2011, è seconda al mondo per numero di pecore. La produzione prevalente degli allevamenti è la carne, seguita da latte e lana. Tuttavia, a partire dal 2003 la produzione di latte di pecora in Europa ha registrato un costante incremento - pari al 2.1% nel decennio 2003-2013 - a fronte di una diminuzione del numero di capi e della produzione di carne (rispettivamente del 4% e 10.5%) (fonte: Faostat, 2013).
In generale, le relazioni tra l’allevamento ovino e l’effetto serra sono state poco studiate, nonostante la continua crescita della popolazione mondiale dei piccoli ruminanti e il rilevante interesse dei consumatori verso i prodotti di origine ovi-caprina. Di fatto, globalmente, gli allevamenti ovi-caprini sono responsabili di circa il 6.5% delle emissioni di gas ad effetto serra dell’intero settore zootecnico, a sua volta ritenuto tra le attività umane maggiormente impattanti, a causa delle rilevanti emissioni di metano e protossido di azoto. (fonte: FAO, 2013).
Considerando questi dati appare evidente come la valutazione degli impatti ambientali e il miglioramento delle prestazioni ambientali dell’allevamento ovino possa avere una forte valenza strategica sia nella lotta ai cambiamenti climatici - attraverso la riduzione delle emissioni di gas clima alteranti e la massimizzazione della multifunzionalità dei sistemi produttivi - sia nella promozione della sostenibilità economica e sociale delle filiere locali. In definitiva, ridurre le emissioni dei ‘gas serra’ può e deve significare ridurre i costi di produzione senza incidere sui livelli di produttività, portando conseguentemente a un incremento della redditività delle aziende. Pertanto, l’analisi degli impatti ambientali dei sistemi produttivi ovini rappresenta uno strumento importante per lo sviluppo di strategie mirate ad accrescere la competitività delle imprese agro-alimentari nei mercati nazionali ed internazionali, attraverso:
- la ristrutturazione/modernizzazione delle aziende, con l’introduzione di tecniche e tecnologie a basso impatto ambientale;
- l’aumento del valore aggiunto dei prodotti di eccellenza, saldando il vincolo tra prodotti tipici, ambiente e territorio;
- la promozione della multifunzionalità delle aziende, con l’offerta di servizi ambientali - ad esempio stoccaggio del carbonio, mantenimento della biodiversità, prevenzione di rischi ambientali -, turistici e sociali legati alla valorizzazione del territorio.
Gli obiettivi
Il progetto metterà a punto buone pratiche e soluzioni agro-zootecniche innovative che consentano di ridurre le emissioni di gas serra da parte della filiera ovina sarda, grazie ad un uso più efficiente e razionale delle risorse impiegate nei processi produttivi e al miglioramento di tutta la filiera foraggera.
Attraverso la promozione e diffusione di modelli produttivi ecosostenibili, il progetto mira a una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra del comparto ovino della Sardegna nell’arco di dieci anni. Gli obiettivi che il progetto mira a raggiungere nell’immediato sono:
- Promuovere il miglioramento in chiave ambientale dei sistemi produttivi e dimostrare i benefici ambientali, economici e sociali dell’eco-innovazione delle filiere agro-zootecniche e lattiero-casearie ovine;
- Favorire l’implementazione di politiche ambientali e di sviluppo rurale finalizzate alla valorizzazione della qualità ambientale delle filiere agro-alimentari ovine locali;
- Accrescere il livello di conoscenza e di consapevolezza degli operatori del settore e del pubblico in generale sulle tematiche legate alla sostenibilità ambientale delle produzioni ovine e al loro ruolo nei confronti della lotta ai cambiamenti climatici.
Le attività
- Analisi degli impatti ambientali della filiera lattiero-casearia e zootecnica del comparto ovino della Sardegna: tramite analisi scientifiche su aziende ovine e caseifici rappresentativi dei principali sistemi di produzione della Sardegna, si valuteranno le prestazioni ambientali del latte ovino prodotto secondo i sistemi agro-zootecnici più diffusi e dei formaggi DOP Pecorino Romano, Pecorino Sardo e Fiore Sardo. Ciò consentirà di individuare i punti critici ambientali dei processi di produzione.
- Sviluppo di linee guida per l’eco-innovazione della filiera agro-zootecnica ovina e dei 3 formaggi ovini DOP della Sardegna: partendo dai risultati delle analisi, e tramite incontri e tavoli di lavoro con gli operatori, si definiranno gli approcci strategici e le soluzioni tecniche più appropriate per la lotta ai cambiamenti climatici e l’ottimizzazione della qualità ambientale dell’intera filiera.
- Azioni dimostrative presso aziende modello: a) implementazione su scala aziendale di strategie produttive eco-innovative e confronto quantitativo di tali strategie con i sistemi di gestione tradizionali; b) promozione dei sistemi produttivi a basso impatto ambientale mediante incontri formativi presso le aziende-modello.
- Programma d’Azione Ambientale: elaborazione partecipata di un Programma d’Azione Ambientale regionale per il settore ovino. Il Programma definirà le azioni e i passaggi graduali per una riduzione del 20% delle emissioni di GHG in 10 anni, definendo le modalità di attuazione e di verifica dei risultati, le tempistiche e i soggetti interessati. Ai contenuti del Programma contribuiranno i principali operatori del settore. Un accurato studio di fattibilità socio-economica evidenzierà le barriere tecnologiche, culturali ed economiche che potranno indebolire o limitare il Programma d’Azione, proponendo, per ciascuna di esse, le adeguate contromisure.
- Disseminazione dei risultati: attuazione di un Piano di Informazione e Comunicazione per: i) interscambio di buone pratiche, ii) trasferimento di metodi e tecnologie innovative, iii) promozione del modello di intervento, iv) stimolare l’interesse del pubblico verso i temi del cambiamento climatico e delle relazioni tra ambiente e sistemi agro-industriali. In particolare, SheepToShip LIFE concentrerà la propria azione istituzionale sull’allargamento della rete di contatti e collaborazioni con soggetti e progetti aventi obiettivi comuni o simili, attraverso un’intensa attività di pubbliche relazioni internazionali.
A chi si rivolge
- Aziende agro-zootecniche e imprese di trasformazione industriale di prodotti lattiero-caseari ovini;
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Enti pubblici di assistenza tecnica e consulenti tecnici privati delle filiere agro-alimentari di prodotti di origine ovina;
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Organismi politici europei, nazionali e locali dei settori Ambiente/Clima e Sviluppo Rurale
L'area di intervento
La Sardegna è stata scelta come area di intervento del progetto in quanto fortemente rappresentativa di tutto il comparto ovino mediterraneo sia in termini quantitativi, sia per la presenza, in un territorio ristretto, delle principali tipologie di sistemi di allevamento adottati in Europa. La grande variabilità orografica, geologica e microclimatica che caratterizza la Sardegna, difatti, fa sì che le circa tredicimila aziende ovine presenti nel territorio adottino, a seconda della loro ubicazione, sistemi produttivi altamente diversificati in base agli input consumati, alla superficie utilizzata e al livello di intensificazione produttiva.
La regione alleva - con quasi tre milioni di capi su un totale di 6.3 milioni presenti in Italia - il 46.3% dei capi ovini italiani, ed è il primo produttore europeo di latte ovino, contribuendo al 12% della produzione totale in Europa.
Questi aspetti rendono l’isola come un ‘laboratorio’ ideale, che consentirà la sperimentazione di un modello di lotta ai cambiamenti climatici pienamente integrato alle strategie di sviluppo della filiera ovina.